Sicurezza. Poche parole vengono oggi invocate così spesso: da politici, media, esperti. Eppure la sicurezza non è uno stato. La sicurezza è un sentimento. E i sentimenti possono ingannare.
Testo: Mathias Müller
L’illusione più pericolosa della nostra epoca è credere che si possa delegare la sicurezza. Allo Stato, alle leggi, alle assicurazioni. Ma chi rinuncia alla propria responsabilità, rinuncia alla propria libertà. E chi rinuncia alla libertà, alla fine perde entrambe – sicurezza e autodeterminazione. «Se volete la sicurezza assoluta, andate in prigione», disse una volta Dwight D. Eisenhower. Lì si è assistiti dal punto di vista medico, nutriti, protetti – manca solo la libertà.
La libertà richiede coraggio
Libertà significa rischio. E proprio per questo richiede coraggio. Il coraggio di accettare l’insicurezza invece di combatterla. Helen Keller, sorda, cieca e ricca di saggezza di vita, riconobbe: «La sicurezza è soprattutto una superstizione. […] La vita è o una grande avventura o non è niente».
Viviamo in un mondo che è oggettivamente più sicuro che mai. Eppure percepiamo il contrario. Abbiamo paura: del clima, dei virus, degli incidenti, della vita stessa. Per paura invochiamo più regole, più sorveglianza, più controllo. Ma la sicurezza senza libertà non è progresso. «Chi antepone la sicurezza alla libertà è giustamente uno schiavo», avrebbe detto Aristotele.
Forza invece di controllo
La risposta all’insicurezza non è il controllo, ma l’indipendenza. La vera sicurezza non nasce dai divieti, bensì dalla preparazione. Chi possiede riserve – finanziarie, psicologiche, fisiche – chi sa difendersi, provvedere a sé stesso e pensare in autonomia, non è mai indifeso. Il pericolo più grande non è il rischio. È la dipendenza dal sistema, dallo Stato, dall’aiuto altrui. Perché essa funziona soltanto finché funziona.
La responsabilità personale non è solo una virtù. È un dovere. Chi vuole essere libero, deve essere preparato. Non chissà quando – adesso.
Mathias Müller (nato nel 1970) è psicologo del lavoro e delle organizzazioni, ufficiale di carriera con il grado di colonnello SMG e deputato al Gran Consiglio del Canton Berna per l’Unione Democratica di Centro (UDC).
È autore di diversi libri, editorialista della rivista «Schweizer Monat» e noto come conduttore del podcast «Der Stoische Pirat».